Mi chiamo Perugini Jacopo, per gli amici e i famigliari J o Peru, e per qualche paziente più espansivo, dottor J. Ho la bellezza di 31 aa, di cui ormai 12 passati nel campo della medicina, gli ultimi 5 come dottore, 4 come specializzando ed uno come Neurologo specialista.
Come tutti, mi sono buttato nella medicina perché amavo alla follia aiutare gli altri. Fake news, come tutti sono rimasto soggiogato dalle serie tv ambientate negli ospedali che facevano sembrare il ruolo del medico il più figo del mondo. Poi ho compreso che l’ospedale non era sempre così divertente come in Scrubs, anche se può a tratti esserlo, né era un luogo così pieno di dramma e relazioni amorose come in Grey’s Anatomy. Ma ho deciso di continuare lo stesso, perché in fondo ho capito cosa volesse dire davvero fare il medico e da quante piccole parti sfaccettature fosse composto questo meraviglioso ruolo, tra cui, sì, in parte, aiutare chi sta male.
Scherzi a parte, l’idea di poter essere di utilità nella vita degli altri in un modo significativo è ciò che mi ha spinto a proseguire nel corso degli studi e della formazione, non sempre semplice, e l’incontro con persone fantastiche, sia tra pazienti che tra colleghi, ha dato il colpo di grazia perché decidessi di ultimare tutto il mio percorso.
Ho studiato medicina all’Università Statale di Milano, decidendo, da bravo milanese insopportabile, di svolgere gli studi in inglese, laureandomi nel Luglio 2017 con una tesi improntata su quello che poi sarebbe stato un po’ il mio percorso formativo successivo, ovvero la Neurologia presso l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano; ed in particolare sulla Neuroimmunologia; ed in particolare sulla Sclerosi Multipla, un campo che fin da subito mi ha affascinato.
Ho proseguito gli studi affacciandomi al mondo del lavoro (sottopagato) come specializzando presso l’Università degli Studio di Milano-Bicocca, dove ho proseguito la mia strada all’interno della Neuroimmunologia, e prendendo sempre più famigliarità ed expertise sulle malattie demielinizzanti del sistema nervoso centrale, tra cui regina è la Sclerosi Multipla. Ho terminato questo percorso di formazione (per quanto poi la formazione non finisca mai) con una tesi su uno dei trattamenti più innovativi e rivoluzionari che ci siano stati in questo campo, collaborando sia con l’Istituto Neurologico Carlo Besta, sia con l’Università Sorbona/Hopital Pitié-Salpetrière di Parigi. Attualmente lavoro nell’ospedale di Sondrio, dove la carenza di Neurologi sta mettendo a dura prova la popolazione montana, continuando sempre ad occuparmi di neuroimmunologia, ma spaziando molto per esigenze contingenti anche ad altri rami della Neurologia. A breve inizierà una nuova esperienza in collaborazione anche con l’Ospedale Niguarda; le prossime pagine del racconto sono quindi ancora in fase di stesura.
Questo è stato il mio percorso come Neurologo e Medico, ma non è ovviamente tutto ciò che mi definisce, altrimenti che medico sarei se non avessi una mia parte più tradizionalmente umana. Sono un appassionato di montagna, natura ed escursioni, di sci e ho scoperto recentemente, anche di surf, per quanto non sia un granché. Amo viaggiare, ed in particolare sono rimasto folgorato dalla cultura e dai luoghi visti in Giappone, una realtà così diversa e lontana dalla nostra e difficile da immaginare senza vederla e viverla. Amo la fotografia e mi diletto come fotografo amatoriale; amo in particolare quella di viaggio, ed in un’altra vita forse quella avrebbe potuto essere la mia strada lavorativa; ma ahimè (o meglio ahivoi) tocca che faccia il Neurologo in questa. Amo, come tutte le persone rispettabili (si scherza, sort of), i gatti e, ovviamente, convivo con uno di essi che ho deciso di chiamare Gedeone (il malcapitato si è beccato questo nome per colpa di un video sui social in cui un gatto con lo stesso nome faceva delle facce molto buffe mentre gli passavano la spazzola su tutta la sua fluffyness; inoltre come abbreviazione lo chiamo Jedino o piccolo Jedi, richiamando una saga che non citerò e di cui sono appassionato).
Dettaglio che sarebbe meglio non rivelare a paziente, ma che bisogna destigmatizzare: passo molte ore del tempo libero a mia disposizione davanti ai videogiochi; la destrezza manuale che ne deriva però mi aiuta nelle visite, riuscendo a stare quasi sempre nei tempi (brevi) previsti, abbreviando i tempi di battitura, che diciamocelo, sono un grande ostacolo per molti della mia categoria (senza citare generazioni particolari ma sui possiamo dire questa carenza li colpisce un po’ ad effetto BOOMERang).
Potrei aggiungere tante altre cose, ma probabilmente diverrebbe eccessivamente noioso, più di quanto non lo sia già. Concluderei con un frase che dico sempre a tutti: “spero non vi tocchi mai avermi come medico, non perché sia incompetente, ma perché una malattia neurologica non è mai una cosa bella, abbiamo tante diagnosi ma non altrettante soluzioni”